L’olio genuino delle colline che vanno da Serra di Gianni a San Giovanni, da Carpinello al Giardino, da Festola alla Pescara, è il condimento insostituibile dei cibi, cotti o crudi, della tradizione.
La produzione dell’olio, dal mese di novembre alla fine dicembre, è motivo di antichi e nuovi ricordi: le lunghe attese, l’ansia di conoscerne quantità e qualità. Il freddo, molto spesso il gelo, intirizzisce le dita che corrono veloci lungo i rami d’ulivo.
I frutti che si staccano uno dietro l’altro per cadere a terra, sui teli stessi sotto quelle piante che ricoprono ettari ed ettari del territorio lucano. Eppure era una festa la raccolta delle olive, nonostante la fatica e le mani arrossate dalla tramontana; come la vendemmia, il raccolto del frutto degli ulivi, racchiude sapori e profumi unici che tornano alla mente come d’incanto.
Certe tradizioni, come quelle che la Lucania vive in autunno con la raccolta delle olive, sono ormai parte integrante della vita delle comunità rurali e negli anni hanno contribuito a far maturare la cultura dell’olio d’oliva nel mondo.
L’immancabile bruschetta (rustedd ) darà il primo assaggio dell’olio nuovo, quello che rappresenta per i contadini l’esito del lavoro di un anno: dalla fioritura fino alla maturazione e molitura delle olive. Nel trappeto (frantoio) di Lina c’è l’odore fruttato e saporito dell’olio di Monte Piloso, ancora oggi si può osservare il personale al lavoro, le attese più o meno lunghe del proprio turno.
L’olio, il nostro olio, puro, gustoso e genuino cala dalle presse idrauliche, a rinnovare un patto secolare tra olive e uomini. Quando i greci si stabilirono in Magna Grecia portarono usi e costumi, alcuni dei quali direttamente legati all’ulivo come pianta simbolo di vita eterna.
Non di rado oggi, quando si secca un albero secolare, nelle sue radici si trovano monili e resti umani, perché era usanza presso i greci piantare un albero d’ulivo nella pancia del defunto per far sì che la sua anima si elevasse verso il cielo in un rito volto a simboleggiare l’eternità dell’anima attraverso l’imponenza e longevità dell’ulivo.